Articolo Qi Gong - Accademia Dao

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Qi Gong - La coltivazione energetica

“QIGONG” (氣功) e un termine moderno, in uso solamente da un centinaio d’anni, che indica tutta una serie di pratiche e di modalità che permettono di influenzare positivamente la salute (a tutti i livelli, secondo il concetto olistico), favorendo un lavoro di conoscenza profonda di sé stessi. Nel passato ci si riferiva alle stesse pratiche oggi definite come Qi Gong utilizzando altri termini, come ad esempio DAO YIN, che significa “guidare e condurre” (sottintendendo il Qi, cioè l’Energia interna), oppure YANG SHENG, termine antico per definire il Qi gong che sta tornando in uso, col significato di “nutrire la vita”. In sostanza, nel corso dei millenni sono stati utilizzati diversi nomi per riferirsi alle pratiche oggi conosciute come Qi Gong.
LA TRADUZIONE DEL TERMINE QIGONG
Il termine Qi Gong può essere tradotto semplicemente come “lavoro sull’energia”.
QI () assume normalmente il significato di “energia”, ma tradotto letteralmente significa
“soffio” o “aria”. Si potrebbe quindi tradurre come “soffio vitale”.
Nota: nella lingua cinese, ogni ideogramma può assumere diversi significati a seconda del contesto in cui viene utilizzato a seconda degli altri ideogrammi a cui viene associato, dunque il significato non è mai univoco.
GONG () (o KUNG) significa “lavoro, impegno o abilita”.
Ad esempio il celebre termine KUNG FU (GONG FU) significa “lavoro duro o impegnativo” e non arte marziale che in cinese si definisce come WU SHU, cioè “arte della guerra”.
In Cina si considera che anche un artista del circo o un poeta, o un artigiano, pratichi “GONG FU”, perché tale definizione si riferisce ad una pratica impegnativa per coltivare delle abilità.
In questo senso anche la pratica del Qi Gong va considerata come Gong Fu, perché per ottenere dei risultati e necessario impegnarsi con costanza.
Nelle traduzioni più antiche dal cinese, Qi Gong veniva erroneamente tradotto come “lavoro sulla respirazione”, dal momento che il termine QI veniva trascritto letteralmente come “respiro”, senza tener conto del contesto di riferimento. Esiste un termine che si riferisce esclusivamente al lavoro sulla respirazione: TU NA.
Il termine “QIGONG”, a volte si trova ancora oggi trascritto come “CHI KUNG”: la differenza di trascrizione dal cinese, dipende dai sistemi di traslitterazione utilizzati.
Tenendo conto di quanto detto, la traduzione corretta ed esauriente del termine “Qi Gong” essere quindi intesa come “lavoro sull’energia vitale o sul soffio di vitalità”, ma anche “abilità nel condurre e nell’accumulare il Qi”.
Il Qi Gong richiede un profondo lavoro introspettivo e l’unione dell’aspetto interno con quello esterno, altrimenti gli esercizi si trasformano in una semplice ginnastica. La vera salute può essere conquistata solamente attraverso un lavoro serio e globale su di sé.
La condizione di base da ricercarsi nella pratica del Qi Gong e quella in cui il Qi possa fluire liberamente e in maniera armonica ed equilibrata all’interno del sistema energetico umano. Lo scopo principale della pratica del Qi Gong si può definire dunque come la ricerca o il mantenimento dell’equilibrio energetico nella persona. Il concetto di equilibrio consiste nel mantenere il proprio sistema energetico stabile e centrato: l’energia interna deve fluire libera da blocchi o ristagni, in maniera costante, uniforme e incessante, senza squilibri in eccesso o in difetto.
Negli STILI INTERNI, il Qi viene generato e accumulato all’interno del corpo e solo in seguito indotto negli arti per aumentarne la potenza. Le tecniche marziali interne hanno la caratteristica di essere morbide e praticate col minor sforzo muscolare possibile. In generale, l’addestramento nelle tecniche marziali interne basate sul Qi Gong è più difficile e lungo di quello esterno. In ogni caso un praticante di stili interni (detti anche “morbidi”), dedito al combattimento, ad un certo momento del suo apprendimento dovrà comunque imparare a delle tecniche dure, esterne per guadagnare in efficacia. In questo caso di dice che “gli stili interni vanno dal morbido al duro”.
Esempi di arti marziali interne cinesi sono il TAI CHI CHUAN, per quelle giapponesi l’AIKIDO. Dalle arti marziali interne come il TAI CHI CHUAN, si è sviluppato nel tempo (in particolare nell’ultimo secolo) un approccio più specificatamente rivolto al mantenimento della salute. Per questo motivo il TCC e il Qi Gong sono state conosciute in occidente più come delle discipline per la salute o delle meditazioni in movimento, piuttosto che come delle vere e proprie arti marziali.
Gli STILI ESTERNI enfatizzano l’accumulo del Qi nelle estremità, coordinandone l’utilizzo con le tecniche marziali, incrementando di molto la forza muscolare e l’efficacia delle tecniche di combattimento. Il Qi Gong viene qui impiegato concentrare il Qi nella pelle e nei muscoli per resistere ai colpi senza subire lesioni, come nella famigerata tecnica della “camicia di ferro”. Un esempio tipico di stile esterno cinese e il Kung fu di Shaolin, mentre in Giappone lo è il Karate.
La pratica del solo stile esterno però comporta un effetto collaterale sul lungo termine, legato ad uno sviluppo eccessivo della muscolatura: con l’avanzare dell’età del praticante, si verifica un fenomeno chiamato “San Gong” cioè “dispersione di energia. Per porre rimedio a questo problema, i praticanti avanzati degli stili esterni ad un certo momento devono iniziare pratica del Qi Gong interno, per evitare ripercussioni sulla salute. Si dice quindi che il “gli stili esterni vanno dal duro al morbido”.
L’IMPORTANZA DELLA POSTURA DURANTE LA PRATICA DEL QIGONG E NELLA VITA DI TUTTI I GIORNI
La postura e uno dei cardini della pratica del Qi Gong, ma anche uno dei capisaldi della salute e del benessere, tema ampiamente sottovalutato nell’ottica occidentale.
Dal punto di vista della pratica del Qi Gong, in mancanza di una corretta connessione strutturale l’energia tenderà a bloccarsi e a ristagnare laddove si creino delle rigidità muscolari o nelle articolazioni. L’energia all’interno dell’organismo subisce la stessa sorte: se la postura è scorretta e vengono creati sforzi, tensioni e rigidità, l’energia interna verrà ostacolata nel suo percorso creando di conseguenza degli squilibri al sistema energetico, nonché cardiovascolare, linfatico, che col tempo si manifesteranno sotto forma di disturbi di natura fisica, emotiva o psicologica.
La riconquista di una postura corretta e dunque il primo mattone da posizionare nella
costruzione dell’intero palazzo della pratica del Qi Gong, ma anche e soprattutto per garantire la salute e l’equilibrio psicofisico.
Caratteristiche delle posizioni nella pratica del Qi Gong
La posizione di pratica del Qi Gong e una posizione naturale per il corpo umano in stazione eretta. Permette infatti di scaricare il peso verso il basso, sulle gambe, in particolare sui quadricipiti femorali, e sul bacino, alleggerendo il carico della schiena, in modo particolare della zona lombare.
Grazie allo studio ed alla pratica della connessione strutturale, il corpo guadagna una maturità posturale che permette un movimento fluido, rilassato e potente, dal momento che la muscolatura risulta priva di tensione, le articolazioni aperte e la colonna ben distesa. Un assetto posturale scorretto implica il fatto che per mantenere la stazione eretta diventi necessario compensare la mancanza di equilibrio e di stabilità attraverso sforzi e tensioni muscolari, che invece scaturiscono naturalmente da una corretta postura e connessione muscolo scheletrica. Lo sforzo che mettiamo nel “tenerci in piedi” va a limitare il flusso di energia, il Qi, provocando rigidità sempre maggiori, manifestando stanchezza, contrazione, dolore, infiammazione, portando quindi a degenerazioni di tessuti muscolari e articolari. Avere una postura chiusa, rigida, spalle alte, petto in fuori, curva lombare accentuata, influenzerà negativamente il nostro aspetto emotivo e psicologico. Ed è proprio qui che la medicina occidentale crea un errore interpretativo, non affermando concretamente che la postura influenza tutti i nostri aspetti, corpo mente e spirito. Praticare Qi Gong dunque è un lavoro sulla nostra postura, nonché la nostra postura corretta influenzerà positivamente la nostra pratica di Qi Gong.
IL QIGONG MEDICO PER LA SALUTE: connessioni con la medicina cinese taoista
L’applicazione medica del Qi Gong ha radici antiche, che risalgono alla scoperta e alla
mappatura della circolazione energetica nel corpo umano: gli antichi praticanti attraverso la sensibilità acquisita grazie alla pratica di tecniche di Qi Gong arcaico, alla meditazione ed all’introspezione, impararono a riconoscere e a mappare i percorsi dell’energia nel corpo, percependo le zone di accumulo del Qi (nei DAN TIAN o in determinati organi), i percorsi attraverso i quali il Qi si muove nel corpo (MERIDIANI) e i punti grazie ai quali e possibile stimolare il flusso dell’energia nel corpo, gli AGOPUNTI.
La percezione diretta dei flussi di energia nel corpo permise di determinare le condizioni di disequilibrio da cui si originano sintomi e malattie come ad esempio il ristagno, l’eccesso o uno scorrimento troppo rapido del Qi. Dall’osservazione di tali fenomeni e dalla sperimentazione di vari rimedi applicati alla circolazione energetica, si svilupparono le tecniche e gli approcci oggi compresi nella Medicina Tradizionale Cinese (MTC), dai quali derivano tecniche conosciute in tutto il mondo, come lo Shiatsu, la Riflessologia Plantare, il Tuina.

Pensando che sia lo studio e la pratica del Qi Gong l’origine, e la medicina cinese la sua derivazione, stiamo parlando di una situazione in cui l’affinamento del proprio udito interno, l’ascolto di sé stessi, può portare a identificare un problema prima che questo diventi un effetto, capire un sintomo può significare prevenire uno stato poi necessitante di cura. Curarsi dunque, attraverso una consapevolezza del proprio corpo, della propria energia, è evidentemente prevenire effetti negativi e situazioni che porterebbero a cronicizzare un atteggiamento, rendendolo poi più difficile da curare.
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