Articolo Hao Chuan - Accademia Dao

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HAO CHUAN – la boxe agile
 
Il metodo di contatto e studio dell’applicazione TAI CHI dell’accademia DAO

In una conversazione tra maestro e allievo, si trova uno dei più grandi significati legati allo studio del Tai Chi Chuan come arte marziale:
 
Se cerchi di utilizzare tecniche, sei un essere umano, e gli umani non sanno più combattere. Le tecniche sono umane, mentre i cani, uno squalo, un’aquila non hanno tecniche. Gli animali “sono“
solamente. Noi cerchiamo di utilizzare delle tecniche perdendo l’abilità di adattare il nostro corpo a ciò che gli sta succedendo; se siamo attaccati al viso, per esempio, cerchiamo di proteggerlo
usando le mani; ma un cane non ha le mani e così ci morde sul naso. Noi dovremo rendere le nostre mani come la bocca di un cane, portare via il naso dell’aggressore, e invece ci nascondiamo,
in atteggiamento difensivo, senza attaccare. Solo quando diventiamo come un animale facciamo ciò che deve essere fatto, senza pensarci, perché le cose succedono troppo rapidamente per la tecnica“.
No, non bisogna utilizzare la tecnica, non mi hi ascoltato? Quando la si utilizza, il piede fa questo, la gamba fa quello e il corpo non si muove realmente come un tutto. Quando un cane
viene attaccato da un altro cane, non usa la sua zampa per parare l’attacco che sta arrivando, e muove il suo corpo non per sfuggire all’attacco ma per trovarsi in una posizione migliore per attaccare!
Questo fa si che sia l’attacco a suggerire cosa fare; se stiamo pensando continuamente di fare tecniche, stiamo soltanto utilizzando porzioni del nostro corpo, e non il corpo intero come fa un animale

Si evince un dettaglio fondamentale: non si combatte con la mente, pensando a una tecnica più o meno efficace, ma col corpo. Usare il corpo secondo i principi del TCC è usare la sua forza più grade: la forza peso. In fisica abbiamo la forza peso come un concetto legato alla gravità, quindi al cadere. Nel TCC questa forza viene canalizzata dai piedi alle mani, portando il massimo dell’efficienza dei gesti che si compiono.
 
Caratteristiche dello studio del TCC come arte marziale sono:
 
-        Capacità di cedere il peso in morbidezza (cham);
-        Mantenersi rilassati e agili (soon);
-        Ascoltare la forza, aderire alla forza, gestire la forza, seguire la forza, esplodere la forza;
-        Usare la vista in tutta la sua capacità, periferica e diretta, acuire i propri sensi, soprattutto il tatto;
-        Agire con ferocia e tempismo, guidati dall’intenzione e non da rigidità e forza fisica;
-        Essere concentrati sul nostro avversario, muoversi quando lui si muove, per poi essere già in movimento quando lui si è mosso;
-        Avventarsi per prendere contatto, chiudere la distanza e applicare tutti i punti sopradetti.

Quindi realmente cosa si studia?
 
Inizialmente si procede con la comprensione che ogni movimento della forma tradizionale ha una sua applicazione. Nel TCC ogni movimento è applicabile, che sia una parata, un contrattacco, un attacco diretto o circolare, ogni cosa ci porta a praticarlo come se stessimo in combattimento, non uno a uno, ma uno a molti. Che realmente è il senso delle arti marziali, combattimenti che non necessariamente avvenivano come oggi siamo abituati a vederli, uno contro uno, ma uno contro molti avversari. Combattere non era minimamente uno sport, uno scambio, a favore di punti, per vincere gare. Combattere era mostrare prima di tutto la padronanza dell’arte, essere letali e non perdonare.
Logicamente questi concetti ora non sono più applicabili, in quando decisamente disumani e anacronistici.
 
Quindi perché studiare un’arte così letale, in generale perché si studia un’arte marziale?
 
Dietro questa domanda si nascondono moltissimi significati, realmente per quanto mi riguarda è sapersi gestire nei momenti più difficili, sotto pressione, imparare il rispetto e l’autocontrollo, divertirsi.
Per questo nella nostra accademia si studia prima di tutto il contatto morbido, si migliorano le nostre capacità sensibili per portare massimo ascolto nello scorrere e nell’uso della forza, intesa non come muscolare, ma come lavoro, in termini fisici.
Realmente chi poi affronta il TCC nella sua interezza e ne studia anche l’aspetto marziale, scopre una profondità di allenamento che coinvolge e stimola la persona per intero:
-        potenziando il corpo con esercizi tipici dello stile, e non derivazioni occidentali: studio di Qi Gong interni e esterni, per potenziare l’esterno, il corpo, i muscoli e i tendini, renderlo agile e mobile, e l’interno per renderlo reattivo e potente, andando a stimolare l’uso dell’energia, (non come nel mondo “Star Wars” ovviamente), ma come significato di applicazione della medicina cinese nella coltivazione dell’energia vitale e di tutte le energie affini (sì non è una sola come spesso si afferma!);
-        rendere agile e reattiva la mente attraverso l’intenzione, non il ragionamento. La mente è lenta, come affermava sopra il Maestro, non è la tecnica, ma la visione del momento. La forma mentis, nell’arte marziale è quello che rende il praticante in grado di usare tutto il suo corpo come un animale, non simularne il comportamento. Siamo umani, non cani o leoni! L’intenzione come ci dicono i classici “muove l’energia” quindi una mente libera e calma porta potenza al corpo.
E’ dunque presente un momento di sviluppo fisico, di meditazione per la mente, di contatto per capire la forza. Attraverso le forme di coppia dello stile, le “mani che si spingono”, il “grande tirare”, i “passi ad onda”, si approccia al contatto morbido, che poi in fase di applicazione si esegue in velocità, reattività, simulando possibili momenti di difficoltà, in strada, ad esempio. Si studia dunque l’applicazione in tutti i suoi principi, comuni a tutte le arti, con attenzione particolare all’ascolto.

Il programma della Hao Chuan dunque passa per i seguenti punti:

-        imparare le tecniche base dello stile, le parole chiave (le otto porte);
-        imparare il movimento dei piedi, i passi che permettono di muoversi agilmente;
-        imparare a lanciare un pugno e colpire, in modo da dare un senso più “reale” all’applicazione;
-        imparare a coordinare tutte le parti del corpo per creare un movimento fluido e resistente, tipico del Tai Chi.
 

E’ efficace?

Questa è poi l’ultima grande domanda!
“Tutto realmente è efficace, finchè non arriva chi non lo rende più tale”.
E in questa affermazione c’è lasciare andare il proprio ego. Sì, non si può imparare un sistema pensando che sia migliore di un altro. Si può apprendere un sistema se lo troviamo affine ai nostri gusti, al nostro corpo, alla nostra mente. Non c’è un pittore migliore di un altro per tecnica, per numero di quadri, per capacità. Non sono misurabili queste cose, (realmente solo Salvador Dalì fece le pagelle degli artisti!) perché non si possono realmente confrontare.
E non è un ring il futuro di un praticante di Hao Chuan, non è il conflitto e lo scontro fisico a fare un’arte marziale, non è una sequenza di pugni presi e tirati in faccia a fare un bravo studente, ma la comprensione che non abbiamo bisogno di altra violenza in questo mondo. Gestire la forza e canalizzarla in un bene comune, dove non c’è conflitto, ma confronto, dove non c’è sopruso, ma comprensione, dove non c’è pressione, ma libertà.
 
Questi sono i principi di un praticante che usa la sensibilità.
 
Il contatto aiuta a capire prima di tutto noi stessi, le nostre paure, le nostre preoccupazioni, ci aiuta a gestirle, oltre che a farci sudare e essere contenti di praticare in calma e spensieratezza!
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